ELLA credo

Credo nel lavorare bene e con passione
Credo che se i prodotti sono validi e il servizio e' valido, sia giusto ricavare profitto
credo nel metterci la faccia, nel fare errori e ripartire da zero


giovedì 22 dicembre 2016

Workshop alimentare- Assindustria MN: Ispezioni ufficiali e scritti difensivi


Quando in azienda arrivano alla porta: NAS, ASL, Forestale e non solo.... cosa fare, cosa scrivere... cosa dire. 

18/01/2017, ore 15.00- Workshop- Assindustria MN, 
 per comprendere: 
  • La redazione di scritti difensivi inerenti la notifica di una violazione (civile e/o penale). 
  • Campionamento analitico e revisione ufficiale: come comportarsi quando vi sono dubbi di incostituzionalita’ inerenti la procedura applicata. Un caso: i deperibili. 
  • Individuazione della norma che disciplina il fatto piu’ specifico in caso di illecito 


Vi aspettiamo  numerosi. 






http://www.italiaatavola.net/articolo.aspx?id=47844

martedì 1 novembre 2016

Dimmi che taglio fai e ti dirò' chi sei



Quando la presentazione (del formaggio) influenza la valutazione sensoriale finale.
Uccidereste un formaggio intero, poco prima della sua sublimazione all’assaggio gustativo? Compromettereste la serratura di uno scrigno senza cosi’ poterne carpire molti dei segreti? Giammai!, Verdetto in risposta unanime. Questo non e’ un esercizio mentale di uno psicologo eccentrico, ma un quesito rivolto a chi, per porzionare un formaggio da degustazione, brandisce una lama da taglio, senza troppo badare alla futura incisione, per faciloneria e distrazione. Non e’ certo una questione di affollamento in cucina o di “tutto pieno in sala”. Basta poco. Basta seguire la geometria della forma, lineare, squadrata, adeguarsi ai volumi, perche’ le sembianze del tal formaggio non sono casuali. La consistenza del formaggio: gessosa di un Castelmagno, elastica di una pasta filata, adesiva di un Taleggio (molto stagionato), offre scenari via via differenti, per applicazioni di coltelleria specifica. Il taglio e’ come l’effrazione di un muro antico: racconta una storia. Quella del casaro che ha progettato il formaggio e quella delle ragioni, vecchie anche di secoli, che motivano la forma e il gusto del formaggio stesso.

L’analisi prelimilare al taglio non puo’ prescindere dalla valutazione di eventuali sigilli, marchi, incisioni e punzonature, supperficiali.
Si puo’ porzionare in rettangolini, meglio in spicchietti, della lunghezza del raggio della forma, comprendendo la crosta, che deve sempre accompagnare la pasta del formaggio. E’ un sacrilegio tagliarla ed eliminarla con fare dispregiativo! La forma è l’archivio del capolavoro caseario, che silenziosamente snocciola moltissime informazioni: se il formaggio ha avuto una vita secondo rigoroso decalogo di produzione, oppure se ha subito qualche trauma più o meno lesivo per la sua integrità. Quando il formaggio ammicca in una danza di curve e rientranze ricordando le rotondita’ di mandarini, pere, testine globole, appese per una corda, occorre cercare la simmetria del manufatto. Che sia Caciocavallo(podolino o non), Provolone o altro, si spicchia la forma, in modo che la porzione in degustazione campioni la forma originale, con la parte apicale e terminale, e la pasta centrale piu’ umida. Forme impegnative di formaggi di grosse dimensioni, con pasta molle richiedono lame lunghe 30 centimetri e più: taglio a spicchi, nel rispetto della rotondita’ della faccia di appoggio. E’ un lavoro difficile sed aut vincere aut mori, perche’ ne va della valutazione gustativa successiva. 
Lo studio della forma nello spazio evitera’ tagli stolti che lo sezionano lateralmente provocandone la deformazione e talvolta la rottura della crosta.  Una indecisione durante il taglio: la massa si abbassa, il taglio e’ compromesso e sara’ “sporco”. Lo spicchio di formaggio erborinato rivela la sua natura di contrasti: la pervasione delle muffe con il loro amarore contrastato dalle gocce molli che, come la torre di Pisa, sono li’ per crollare sul piatto, ma resistono stentatamente. Questa e’ per progettazione casearia, una sinfonia di alti e bassi, di picchi pungenti e morbidezze vellutate; sezionare unilateralmente una porzione centrale o una porzione vicina alla crosta significa semplicemente, non essere all’altezza del capolavoro che si ha di fronte. Nessuna interpretazione pop della modalita’ di taglio, arbitraria a una presunzione sul profilo aromatico, con taluni che “scartano la parte vicino alla crosta perche’ piu’ amara o piu’ contaminata”.
Quando a comparire è invece  re Parmigiano Reggiano o re Grana Padano, bisogna meglio comprendere che la battaglia si vince con l’arguzia e non (solo) con la forza bruta. Il taglio da formaggiaio, e’ quello verticale, che ripartisce la forma in due meta’ aventi crosta sia sopra sia sotto la pasta. Occorre trovare il centro, tracciarne la mediana ed operare con coltelli a uncino, corti, per incidere il segno del taglio, lungo la crosta, su entrambe le facce. I due coltellini a mandorla, servono per penetrare la crosta vicino allo scalzo, incidendo con un angolo di 90 gradi, la faccia della forma. In questo modo, con un indubbio contributo di forza fisica, si garantisce la presentazione della pasta a roccia, che lascia intuire all’assaggiatore a proposito di stagionatura, presenza di imperfezioni, e soprattutto, perfezioni di fattura. I cristalli di tirosina, biancastri, macchiano la base paglierina del formaggio, enfatizzando la tridimensionalita’ della pasta rocciosa. Nessuna conciliazione con coloro che osano fare scempio di questi due magnifici capolavori con indolenti, insipienti laminazioni meccaniche. Nemmeno se il fautore e’ uno chef nipponico o statunitense divenuto VIP per indubbio impegno e un pizzico di estroso egocentrismo: non basta il denaro per possedere una forma di 36, o 42 mesi; occorre saperla adeguatamente valorizzare.
Meus molliculus caseus[4]: spettatore impassibile  dell’affacendarsi culinario, continua a riflettere sia sulla maestria sia sulla inadeguatezza dei dichiarati maestri assaggiatori si che, si possa migliorare nello spiegarti.

Didascalie e spiegazione foto:
Foto 1:  Il formaggio nello spazio: Prima di procedere al taglio di una forma di formaggio, qualunque siano le dimensioni e la geometria, lo si valuta nello spazio, toccandone la crosta e cercando di capire la stagionatura della pasta. Girare con cura la forma, per valutare eventuali asimmetrie tra le facce. 
Foto 2:  Modalità di taglio di un formaggio a pasta semi-dura di latte di vacca pastorizzato. Facce piane, squadrate. L’azione di forza deve essere costante in modo da ottenere una porzione omogenea, senza sbavature sino a tagliare nettamente la crosta. Non è consentito agevolare il taglio, strappando le due porzioni di formaggio, aiutandosi (magari) con le mani.
Foto 3:  Formaggio a pasta molle di grandi dimensioni. Taglio senza compromessi, con una lama superiore a 30 cm di lunghezza, senza deformazioni. 
Foto 4 :  E’ riportato un ottavo di forma di Parmigiano Reggiano, conservato in refrigerazione sotto vuoto. Per poter presentare questo formaggio in modo adeguato, occorre scalzare la pasta con un coltellino corto, ricavando porzioni irregolari per forma e dimensione. Le puntature bianche sono cristalli di tirosina, (un amminoacido): possono essere assunti come indicatori empirici di corretta stagionatura. 

Note: 
1. Il Mascarpone, tradotto in inglese come Mascarpone cheese, presente in moltissimi concorsi e spesso declinato come formaggio, in realta’, proprio per definizione di formaggio, non e’ tale.
2. Coltellino spalmaburro, o butter spreader in inglese.E’ curioso notare che tartineur, significa anche: celui que tartin, que fait de longs developmants sur un sujet. Ovvero colui che ama fare arzigogoli su un argomento, un po’ come colui che indulge nel guarnire con il burro un crostino di pane.
3. Robiola di Roccaverano, formaggio DOP, realizzato con latte misto.
4. Formaggio mio!

lunedì 31 ottobre 2016

Percorso sensoriale per giudici di gare gastronomiche: con Quotidie Magazine

quando volere e' potere 
Non so dove, ma si dice che chi si immola a una  difficile causa, non e’ sano di mente. Serve un nevrotico, uno che ossessionato dalla delusione si impegna con lungimirante e visionaria follia. Immodestamente il percorso sensoriale per giudici di gara e’ un esempio di questa follia, perseverante nei tratti e nel tempo. Si comincio’ nel novembre 2014, con i primi timidi corsi di analisi sensoriale per pizzaioli esperti. Partecipanti al corso attratti più’ dalla novità’ del nome e dalla curiosità’ che dalla consapevolezza di cosa li attendeva. Alcuni molto perplessi, altri visibilmente in piena concentrazione analitica, per capire se la docente aveva bisogno di uno psicoterapeuta junghiano, o direttamente di pillole sedative. Sputacchiere, codici, tabelle di numeri aleatori, grafici di analisi statistica: con il passare delle ore, il gruppo di scettici partecipanti, pure paganti, rilassava la muscolatura del viso, nel comprendere, lentamente, che dietro quella sequela di nozioni ci poteva essere qualcosa di veritiero. Utile al loro lavoro, indispensabile alle competizioni che, per molti, significano: consapevolezza dell’essere, affermazione di capacita’ e visibilità’. Sono seguiti gli articoli su Quotidie Magazine, rivista che in esclusiva, ha iniziato la divulgazione della scienza dell’analisi sensoriale nel settore di pane pizza pasta et similia. (Del resto, l’editoria non faceva certo a gara per propagandare gare senza etichette sulle pizze presentate). I sensi non mentono mai, a differenza di altri. Basta chiedere ai sensi, allenati, in un panel di giudici addestrati ed in sintonia tra di loro , quale sara’ la pizza meritoria del punteggio più’ alto, e loro, perfetti come uno strumento elettronico, officeranno il loro responso. Non c’e’ bisogno di chiedere se la farina  usata e’ la I , la II , la III o la. .. , i sensi sono puliti e se non influenzati, correttamente emettono un giudizio. E così’ si replica il 28 e 29 novembre il corso di I livello, per giudici di gara, a Lograto (BS). Senza sponsor, ne’ pacchiani cartelli. Per gli esploratori di viaggi sensoriali, ma anche per coloro che vogliono applicazione di tecniche consolidate e fondate nell’arte del fare pani pasta pizza e così’ via. L’obiettivo e’ quello di vedere giudici di gara padroni di un linguaggio e di una metodica che li porta a lavorare in giuria: sciolti nelle valutazioni, veloci perche’ allenati, forti delle loro granitiche acquisizioni in materia di descrizione analitica. Uniti, come panel che ha lavorato insieme senza i protagonismi eccentrici di qualche vip che vuole imporre il proprio giudizio influenzando i colleghi sulla preferenza. L’attivita’ delle 2 giornate, davvero concentrate e’ intensa: test pratici, esercitazioni con gli impasti, seguono test scritti. Normalmente i candidati sono immensamente collaborativi e prodighi quando si tratta di “dare una mano”; rispondono con partecipazione. Pero’. L’atmosfera muta quando li si lascia gli uni di fronte agli altri, di fronte a qualche matrice da valutare (basi o basi minimamente farcite per il I livello): il compito e’ lo sviluppo semantico indispensabile per caratterizzare cio’ che si trovano sotto gli occhi. Esperienze pluriennali, imprenditori di ristoranti e catene, venditori di ogni genere di semilavorato per cucina, chef blasonati: tutti si irrigidiscono di fronte all’input del confronto tra colleghi, per la scarsa abitudine a lavorare in team (tra colleghi di pari grado). Un pochino di celia, mal dissimulata, per mancanza di abitudine al confronto, mancanza di conoscenza delle definizioni dei fenomeni reologici dei campioni (friabilita’ adesivita’ e cosi’ via). E’ uno step indispensabile, per avere valutazioni omogenee e confrontabili. (vedi riquadro). E’ una grave carenza che attualmente si riscontra nelle giurie di eventi gastronomici (e soprattutto di spettacolo). 
A tutela della omogeneita’ del gruppo ( o meglio panel) e della capacita’ di lavorare in gruppo vengono scoraggiati i fumatori accaniti e coloro che hanno gravi problemi di masticazione o, ancora di riconoscimento degli odori. Anche i test di screening iniziale dei partecipanti risultano poco graditi: il candidato legge perplesso le domande, che curiosano delle loro preferenze culinarie. Si legge in fronte al canidato: “perche’ me lo domandi, non sono affari tuoi”. Seguono pupille sbarrate e qualche riflessione circa la convenienza o meno nel dichiarare il vero (“ma devo dire proprio per davvero?”).  Certo che sono affari del panel leader! Sapere se un giudice ha repulsione per il tartufo o l’aglio o alcuni tipi di frutta esotica e’ indispensabile per consentire una valutazione oggettiva dei prodotti presentati alla giuria. Banale come concetto, anzi ovvio. Tuttavia, non pare sia buona regola selezionare le giurie in fase antecedente le valutazioni. Troppo faticoso o troppo serio? 

Posso permettermi? La nevrosi e’ imprescindibile dalla grandezza, così’ come l’anonimato e’ imprescindibile dalle valutazioni sensoriali. 
Grazie, a Quotidie Magazine ed a tutti coloro che ci hanno creduto. 

Disegno 1: La media delle valutazioni delle due giurie, composte ciascuna da sei giudici e’ la medesima. Supponendo di essere in un campionato, quale e’ il voto (quindi la vittoria) piu’ veritiera? QUale e’ il panel di giudici piu’ omogeno ed affidabile su cui i gareggianti possono contare? 












lunedì 26 settembre 2016

Semidry tomatoes and vegetables- Turkish food chain: discovering an opportunity


Questo il prodotto Turco, pomodoro semi dry. In quarti, a rondelle, intero pelato, ciliegino, ciliegino a meta', cubettato, al naturale o condito.
Alto livello di servizio, di preparazione gastronomica, in ottica di Mediterranean touch.
Calo peso, mediante stoccaggio temporaneo in forno, su teglie. 












Similmente, per quanto concerne tutte le tipologie di vegetali, melanzane, olive, zucchine, intere, a rondelle, successivamente congelate.  




domenica 25 settembre 2016

Cincho! Concorso internazionale di formaggi iberici, europei e non solo! Settembre 2016 - Estrado de Castilla y Leon

All'istituto agrario di Castilla y Leon e' aperta la sessione di analisi sensoriale dedicata ai formaggi, spagnoli, iberici,europei e non solo.
Molte sono le categorie, tra cui:

  • Freschi, 
  • molli ( di capra, pecora, vacca), 
  • duri e semiduri (latte crudo e pastorizzato), di capra e di pecora 
  • erborinati 
  • categorie speciali (innovazione). 





ELLA partecipa in rappresentanza ONAF. Due ditte italiane invieranno i propri formaggi.
Partecipa un Grana Padano, un Provolone Valpadana, un caciotta vaccina pugliese, una caciotta misto vacca e capra stagionato in grotta,  un caciocavallo vaccino.
 
Giudici provenienti da tutto il mondo, per valutazioni sensoriali oggettive, rigorosamente in anonimo. Direttore generale: Jose' Luis Galvan Romo.

venerdì 23 settembre 2016

Soluzioni tecnologiche avanzate per manufatti critici- camere bianche 25 ottobre 2016

Concreta esigenza che da’ valore aggiunto o moda del momento 
La novita’ del convegno  

Il parterre di eventi del Cibus tec ha sovente annoverato seminari dedicati al latte, carne, pomodoro e derivati, nonche’ alle tecnologie di confezionamento. Cosi’ ci sono sempre stati: il tomato day, il milk day, juice day, il food packaging focus e cosi’ via, che trattavano di tecnologie di conservazione dei manufatti alimentari. Questa volta, Cibus tec ospita un seminario dedicato alle modalita’ -elettive- di contribuire a mantenere qualitativamente elevato lo standard di un manufatto, non limitatamente alimentare, perche’ oggigiorno il requisito sanitario e legale non sono piu’ sufficienti. 

Il contesto dell'evento 
Malgrado la difficile congiuntura di mercato, si assiste ad un aumento dei manufatti ad elevato valore aggiunto e servizio, sia nel comparto food sia in quello dei prodotti  cosmetici e farmaceutici. Ad esempio, per quanto concerne il settore alimentare, sono in aumento  i porzionati RTE (ready to eat) ovvero pronto consumo, progettati in ottica di autenticita’ della ricetta e ridotta shelf life (per mancanza di conservanti). Similmente, il settore cosmetico richiede prodotti sempre piu’ eco-sostenibili che premiano il concept di naturalita’ delle materie prime ed eticita’ del ciclo di vita del prodotto. Infine, anche nel pharma, si ricercano soluzioni innovative e mirate che risultino premianti per il benessere della persona. Questo contesto impone un elevato livello di tecnologia e funzionalita’ degli ambienti industriali ove si alloggiano i processi produttivi, al fine di ridurre il piu’ possibile la contaminazione ambientale, a vantaggio della qualita’ del prodotto finito. I prodotti (e le macchine) implementati in tali ambienti confinati devono garantire performance di alto livello. Non basta piu’ la sola garanzia di qualita’ igienica o di resistenza meccanica, che oggigiorno sono un requisito del tutto scontato. Pannelli pavimenti, porte, accessori, spogliatoi, e sale di preparazione attrezzate, devono essere progettati in modo da poter dare un contributo fattivo sulla bonta’ intrinseca di una preparazione gastronomica o sulla stabilita’ di un cosmetico con minimo apporto di additivi. Il prosciutto cotto deve essere sano ma anche appetitoso, il sapone liquido deve essere funzionale, ma anche realizzato con prodotti naturali. Per questo occorre controllare non solo i patogeni ma anche flore microbiologiche degradative e reazioni enzimatiche. La superficie dei materiali ( quale un pannello ad esempio o una maniglia) e dei macchinari di un ambiente confinato diventa lo scenario tridimensionale, dove si decide il livello di degradazione potenziale dei prodotti realizzati. 


Mission 
Il team ELLA  fa proprio il ruolo di fornitore di un concept di ambiente confinato, progettato, per durabilita’ funzionalita’ e standard costruttivi sulla base dei requisiti del manufatto che andra’ a realizzarsi. In una parola: ambienti confinati consegnati come pronti, chiavi in mano, nel rispetto del confort e dell’efficienza produttiva. Cio’ sia, in Europa, sia altrove. E validati in conformita’ agli standard volontari internazionali. 

Obiettivo del convegno 
Presentare la potenzialita’ di un team di professionisti collaudato che gestisce con successo sia in Italia sia altrove, la progettazione e la validazione di ambienti confinati speciali. Si puo’ trattare della sala di ricettazione e miscelazione di polveri vitaminiche e integratori, l’area di bonifica del film di confezionamento per alimenti destinati a vulnerabili, antipasti gran gourmet a breve scadenza. 
Offrire ai partecipanti  relati dal taglio pratico operativo, che agevolino la valutazione del proprio asset organizzativo, in ottica di miglioramento o implementazione di ambienti confinati, laddove necessario. 
I relatori 
Professionisti con pluriennale esperienza nel settore, sia questo alimentare, cosmetico e farmaceutico, che operano nel settore dell’industria, per consulenza di progettazione tecnologica e di servizi. 

domenica 4 settembre 2016

Redazione di scritti difensivi in caso di violazione in materia di sicurezza alimentari su QUOTIDIE MAGAZINE


La stesura delle argomentazioni avverse al procedimento amministrativo o penale nei confronti di un OSA, deve essere curata nei dettagli tecnici al fine di smontare o ridurre l’entita’ della sanzione. 


Di questi tempi si puo’ ragionevolmente esordire che: accade quando piu’ te lo aspetti. ”Buon giorno, siamo dei NAS, siamo qui per un controllo”. Ecco l’incipit con cui si annunciano i ben noti ispettori, preferendo periodi in cui i magazzini traboccano di dolci da ricorrenza, e le celle sudano di leccornie, pronto consumo, per clienti vacanzieri. Non ce la raccontiamo!. Quello che normalmente conclude l’ispezione ufficiale e’ uno sviluppo ben rotocalcografato, nella memoria di esperienze degli addetti ai lavori. Si tratta della formalizzazione di una violazione accertata (non sempre ben circostanziata, fortunosamente), cui far seguire, con i tempi preistorici della burocrazia locale, il ricevimento di un verbale, cincinnato affettatamente dell’ammontare ($) da devolvere, mediante bonifico, per il quale si agevo anche l’IBAN. Perche’ si sa, la sanzione e’ sempre piu’ spesso pecuniaria; si preferisce con benevolenza, evitare di interdire l’esercizio, imponendo una chiusura temporanea o un blocco di una realta’ produttiva, nello spirito collaborativo del pacchetto igiene, che quando fa comodo, viene resuscitato. Sara’ cosi’ che, al prossimo sopralluogo, saranno disponibili almeno due bruscolini in tasca, alla organizzazione, per pagare la sanzione successiva, danzando il minuetto delle gabelle, forse ingiuste, comunque onorate, nella logica del ( miseramente) tirare avanti. In tale contesto, talvolta, incombe concorsualmente un gravame accusatorio giudicato dall’egida del codice penale, agevolato dall' intramontabile for ever green art. 5 della Legge N. 283/62, che si ispira al principio di precauzione . Infine,  in caso di sospetta frode tossica o pericolo per la salute pubblica, scatta la denuncia alla Procura della Repubblica, con il rinforzino plateale di comunicazione ai media e assicurato, disastroso, impatto reputazionale per l’azienda. Sia che il fatto contestato, costituisca negligenza menoma, oppure deficienza grave, nella tutela dello stato igienico del locale e delle annone, ivi presenti, e’ un dato di fatto che la deposizione di uno scritto difensivo, ben articolato (meglio se per capitoli e sottocapitoli), costituisce l’atto primario, mediante cui, il legale rappresentante della organizzazione alimentare puo’:
depositare la propria testimonianza e fornire una ricostruzione dettagliata dei fatti ,con particolari tecnici non sempre immediati ai pubblici ministeri et similia;
impugnare le sanzioni comminate, competendo per ottenere una riduzione delle stesse o una archiviazione del caso. 
Occorre superare la mancanza di autostima degli OSA, che induce a rassegnarsi e pagare, magari malgrado la consapevolezza dell’infondatezza della colpa attribuita, incalzati da una applicazione del diritto alimentare, sommamente schizofrenica, che di fatto, dissuade dal ricorso. Infatti, i destinatari del ricorso, sono generalmente diversi da coloro che hanno steso la notifica di sanzione, e, probabilisticamente dispongono di una diversa interpretazione del caso. Prima di ogni altra considerazione occorre rimarcare quanto, sempre, gli imputati- alias gli OSA, posseggono conoscenze tecniche altamente specialistiche nella gestione dei manufatti alimentari, da loro trattati e sui quali verte il casus. E’ improbabile che un ispettore ufficiale abbia conoscenza in tecnologie alimentari talmente approfondite di sapere del comportamento di quel tipo di formaggio (duro semiduro bovino o caprino),porzionato e confezionato in ATM, tanto quanto dell’octopus messo in sacchetto termoretraibile, previo lavaggio con una ‘arricciatrice’. Ne scaturisce, per chi redige uno scritto difensivo, naturalezza e fondatezza scientifica, nel giustificare, agli organi preposti al supremo verdetto che, ad esempio, le albicocche surgelate, destinate a diventare un semilavorato stabile a temperatura ambiente, previo trattamento di appertizzazione, non costituiscono un rischio per la salute del consumatore, benche’ siano scadute da 48 h, in cella di congelamento. Cio’ a differenza di quanto esplicitato dai controllori ufficiali che, in caso realmente accaduto, avevano ravvisato teatralmente, in quello stoccaggio, flagranza di frode in commercio e dolo per la salute pubblica essendo l’albicocca scaduta (da 48 h) e congelata pulita in sacchetto sigillato. La disponibilita’ di format per la redazione della propria arringa, nonche’ la consapevolezza che il tempo utile (di 30 giorni), scorre ed uccide, potrebbe indurre l’OSA, all’eccesso di sintesi nella stesura documentale. La compilazione di una paginetta striminzita, con campi precompilati, scaricata dal sito dell’organo ufficiale di controllo e’ del tutto inadeguata. Se in aggiunta, incombe l’errore grammaticale o formale del format pre-stampato, ad opera di un distratto redattore della pubblica amministrazione, il ricorso potrebbe essere cavillosamente rigettato, in quanto la responsabilita’ e’ - per ovvieta’- di chi sottoscrive ed inoltra il documento stesso. Occorre doviziosamente: 
circostanziare la cronologia degli eventi, inerenti un presunto errore di manipolazione o stoccaggio alimentare;
giustificare i fatti compiuti mediante dati scientifici riesaminati e validati  nella realta’ in oggetto. Molto spesso le scelte tecnologiche e comportamentali degli OSA sono dettate da una confidenza radicata nella conoscenza della performance del prodotto. 

La casistica disponibile arrederebbe, da sola, tutta libreria Lello e Irmao de Porto. E’ cosi’ che, una sosta  per circa un di’, a temperatura ambiente (+15 °C), di una marna di fese bovine marinate, destinate a diventare salumi stagionati, non crea nocumento alla matrice carnea, con sviluppo considerevole di patogeni; chi conosce quella tipologia di carne, ben sa, quali sono i limiti offerti della trasformazione conserviera. Similmente, un salame stagionato, un felino, o una forma di formaggio tipo Grana, non diventa una bomba patogena se in sosta a temperature “da cantina”: +15/18 °C. Diversamente si comportano i rispettivi derivati porzionati, o affettati. Le validazioni di processo e prodotto sono prova testimoniale indispensabile per sbaragliare ogni presunzione di pericolo per l’alimento, e far fare cosi’ brutta figura all’accusa. Nulla deve essere sottointeso, e dato per scontato, l’interlocutore non e’ un food safety expert.  Vero e’ che le prescrizioni penali assicurano una protezione anticipata all’interesse del consumatore, ma accertiamo che determinate condizioni di prodotto- flora microbica elevata (non patogena)- comunque consegnano un alimento, al consumatore in idonee garanzie igieniche. Diverso e’ effettuare una valutazione sulla qualita’ organolettica dei manufatti: per la quale e’ del tutto coerente asserire che la fesa bovina, sopra menzionata, trasformata senza stress termici produce a un manufatto di alta qualita’, senza incrostazioni superficiali, compatto nella testura e senza iridescenze (indicatore della possibile presenza di flora degradativa non patogena). Ma questo e’ fuori dal campo di applicazione di un provvedimento amministrativo sanzionatorio. Se e’ vero che ignorantia legis non excusat, e’ altrettanto vero, che una deduzione tecnico scientifica infondata non sostiene una prova di reato. Come dimostrare che l’esposizione alla luce indiretta, solare, filtrata dalle finestre di un magazzino, nuoce alla qualita’ sanitaria dell’acqua gassata in bottigliette PET? Per questa ragione, il sistema di autocontrollo, aziendale, sempre tacciato come un mucchio di ovvieta’ citrulle ed ampollose, deve essere progettato per dimostrare la funzionalita’ della realta’ produttiva, come essa appare. Non e’ indispensabile avere uno stabilimento all’ultimo modello, per  produrre in sicurezza: bastano pochi CCP, ma controllati, molte regole comportamentali sotto forma di pittogrammi, in riduzione dell’ipertrofia documentale. Inoppugnabili e precise devono essere le prove che i trattamenti (termici stabilizzanti conservativi, etc…), effettuati garantiscono la salute del consumatore. E’ funzionale uno sterilizzatore di coltelli brulicante di flora estremofila che biofilma nel calcare, oppure performa meglio un lavaggio energico del coltello sotto l’acqua corrente, corredato da vigorosa strofinatura e sanificazione?. E’ piu’ valevole affrontare l’accusa, e dichiarare che una fesa bovina fresca, contenente Listeria spp. non generera’ una bresaola con Listeria spp (il valore di probabilita’ di accadimento e’ basso o nullo), per competizione della flora lattica e di Micrococcaceae, che si sviluppa in stagionatura. Challenge test e prove sperimentali (in condizioni di stress) alla mano. Oppure si preferisce farfugliare scuse poco plausibili in contradditorio, che non fanno altro che rinforzare la tesi dell’accusa: Es. non ho campionato quel batch di fese perche’ in riduzione di organico produttivo. E’ una lapalissiana dichiarazione di consapevolezza di aver esercitato, in piena negligenza.! Infine e’ di primaria importanza verificare se sono state applicate correttamente le disposizioni normative, sia locali, sia comunitarie, nella comunicazione della sanzione. Ad esempio, e’ da verificare se il protagonista individuato dell’atto (supposto) levantino e’ corretto. Non deve bastare ai sorveglianti, pretendere una visura d’azienda, trascrivere a mano, il nome del legale rappresentante, cui far ricadere successivamente, il peso di una sospetta violazione, senza addentrarsi nel merito di chi, effettivamente, in quel determinato reparto, abbia svolto mansioni compromettenti lo standard igienico alimentare. Perche’ se l’accusa ha sbagliato imputato, la missiva con sanzioni annesse, viene rispedita al mittente, in quanto illegittimamente attribuita! Tutto da rifare! Return to sender please! Il rispetto per la fatica con cui laboratori artigianali, piccoli esercenti ed aziende con un asset industriale, riescono a condurre l’attivita’ remunerando i propri dipendenti e fornitori, conduce alla seguente (onesta) riflessione: e’ corretto che l’imputato, definito colpevole paghi tutte le spese istruttorie; ma nel caso in cui l’opposizione e’ accolta, eventualmente in toto, perche’ il fatto non sussiste, chi risarcisce almeno parzialmente delle spese sostenute dalla organizzazione per l’implementazione della sua difesa? Costi analitici, trasferte, costi consulenziali, redazione di memorie difensive, giorni di analisi dei dati e progettazione della arringa: si tratta di attivita’ che incidono sulla routinarieta’ di uno stabilimento alimentare; al legale rappresentante non e’ concesso di operare con leggerezza perche’ ne va del suo futuro. Intelligenti pauca (sufficiunt).

Corso di analisi sensoriale I livello per giudici di gara - Il primo senza sponsor per quelli che ci credono.



Finalmente, ci siamo. Il 19 e 20 settembre 2016, si eroga il primo corso  di 16 ore, dedicato all’analisi sensoriale per i giudici di gare gastronomiche. 
Per chi e’ studiato E’ rivolto a pizzaioli, panettieri, e piu’ in generale esperti di arte bianca, ma anche ristoratori e maestri rôtisseurs. I possibili fruitori sono coloro che, con pervicacia e spirito d’iniziativa, operano in pizzerie e ristoranti, oppure sono i formatori professionisti, che vogliono perfezionare il metodo didattico, nella diplomatica arte della consulenza alla vendita.  Caratteristiche del percorso: Il corso di settembre, replicato a novembre, e’ il livello basic di un iter formativo progettato su tre livelli a difficolta’ crescente: 
livello base dedicato agli impasti a base di cereali; vengono approfondite le caratteristiche degli impasti, realizzati con diversi metodi ed i relativi descrittori sensoriali appresi mediante test, sia individuali sia di gruppo;
il livello avanzato dedicato alle farciture: guarnizioni di pizze, pani, focacce & dintorni; sviluppo della QDA relative, mediante esercitazioni in panel;
il terzo livello- “sensory”: valutazioni in panel, secondo QDA, flavour and texture profile. Il lavoro del panel leader e del panel gruop. 
I partecipanti ai livelli superiori al primo devono aver superato, naturalmente, il primo livello. Le lezioni vedono l’intervallarsi di esercitazioni su impasti (per il primo livello) o preparazioni gastronomiche (per il secondo livello), a test sensoriali, progettati secondo standard ISO. Infatti, la costituzione di una giuria, l’allenamento dei giudici, per quanto attiene i recettori gustativi, tattili, odorosi, sono dogmati, ormai da decenni, da standard internazionali che indicano precisamente come svolgere un esercizio, quante repliche effettuare, (per verificare l’affidabilita’ del giudice), quale analisi statistica adottare (in ragione del numero dei componenti del panel), e cosi’ via. Non e’ lasciata improntitudine alcuna ad esigenze di personalizzazione (da parte di una organizzazione privata, o un finanziatore o un esponente di settore). In questo modo, un giudice di Catania, opera (assai similmente) a un giudice coreano, garantendo la standardizzazione di un metodo e l’oggettivita’ di un giudizio espresso collegialmente da un team (i giudici appunto). 
E’ intenzione tracciare, con questo documento, la fisionomia di questo percorso formativo che si inserisce in un consolidato di gare gastronomiche che sono piu’ show che confronto professionale tra esperti. Come ampiamente commentato nel numero di Quotidie Magazine di agosto “Gare di pizza”,esiste una antologia prolissa di casi di bisticci e malumore emersi tra i gareggianti, in occasione di competizioni, di diverse dimensioni. Cio’  a causa della contestata arbitrarieta’, e - ammettiamolo- volubilita’ di valutazione dei giudici. Puo’ accadere che un giudice esemplificando, da’ importanza al monile indossato dalla gareggiante, in sede di presentazione della pizza, penalizzandola per un aspetto igienico sanitario che nulla attiene con il fattore sensoriale. Il collega vicino, in giuria, magari rappresenta gli interessi di un produttore coinvolto nel “pizza business” e quindi interroga circa la provenienza della farina usata per la realizzazione della base.  La risposta a questa domanda, per la gareggiante, potrebbe essere cruciale. Indubbiamente i due giudici, come i restanti della giuria, adottano criteri distonici. 
In realta’, sarebbe piu’ corretto che il giudice stesso indovinasse, con una certa approssimazione, come si e’ realizzato l’impasto o facesse domande attinenti la lievitazione, la colorazione, la cottura, la tipologia forno usato (e’ un fattore talmente evidente). 
Un percorso indipedente: Per questa ragione il percorso formativo viene offerto, a pagamento, perche’ l’insegnamento, per quanto attiene sia i processi di impasto, sia i test sensoriali, e le esercitazioni di gruppo, sono rigorosamente indipendenti. Liberi devono essere i docenti, e soprattutto i partecipanti che, al termine del percorso dispongono di una attestazione nominale, nel pieno possesso di poter esprimere, a proprio nome e senza suggerimenti, la professionalita’ migliorata. Il protagonista del corso e’ la disciplina dell’analisi sensoriale applicata all’arte bianca. come in molti altri settori, ormai da molti anni. Sono evitate le enfasi ipertrofiche dell’ insegnante divo: quello che, ormai arrivato al podio della fama, propina una ricetta ‘miracolosa” associata alla realizzazione di un non so quale dessert laccato, con design metafisico.. Magari si tratta di un semplice “tiramisu’”, la cui formulazione e’ applicata con poche differenze sostanziali dalla Trattoria La Beppa vicino alle paludi del Busatello, al ristorante stellato capitolino. L’attore unico e’ la conoscenza, completa, profonda, pratica del metodo di lavoro; ai partecipanti le personalizzazioni presso i loro laboratori, con i consulenti di marketing. Deve essere data visibilita’ e conoscenza e coloro che professionalmente “danno da mangiare alla gente”, facendo qualita’ nel proprio esercizio, e non sfoggio di formulazioni tanto iperboliche quanto di difficile realizzo. La ricetta del corso: assenza di divismo, mani in pasta con proprieta' di definizione e spiegazione sensoriale dei fenomeni reologici. Si’ perche’, anche nel settore della pizza , esiste un vocabolario di descrittori associati a quelli che sono veri e propri fenomeni reologici e chimico fisici: la produzione di composti aromatici gradevoli o sgradevoli ha specifiche declinazioni sensoriali. E poi, riflettiamo. Pizzaiolo: il sostantivo rimanda a un professionista che si espone nel suo lavoro, davanti alla clientela, che si mette in gioco. Normalmente con il pubblico ha un accento simpatico ed accogliente. L’aspirazione del corso e’ quella di legare il sostantivo “pizzaiolo” al richiamo di una figura che sa tecnicamente spiegare le proprie creazioni. E’ commercialmente scorretto, ai fini della vendita confondere sapido con salato, croccante con fragrante (quanti lo fanno), gommoso con adesivo. E’ sconfortante osservare che un maestro panettiere usi “tante parole” per descrivere i fenomeni del suo impasto, quando in realta’, il dizionario dell’annalisi sensoriale, ne offre, uno solo, univoco, ed inequivocabile. Perche’ non adottarlo? Non e’ forse semplicemente appagante sapere?
UN percorso certificato: Il percorso formativo e’ stato progettato per essere certificato, da un ente super partes, che valuta, annualmente, metodi, strumenti (la sede ad esempio), i docenti (competenza, esperienza curricolare, capacita’ di comunicare con i discenti etc…). Esiste una pletora di offerte formative definite “certificate”; per essere tali esse devono essere verificate, da un ente che invia un ispettore o una ispettrice, che giudica, emette un rapporto di verifica, e propone al comitato tecnico la certificazione del corso erogato dalla organizzazione. Il corso viene cosi’ accompagnato da un attestato che contiene il numero del certificato rilasciato dall’ente terzo. In caso di segnalazioni di anomalie l’ente puo’ decidere di sospendere il rilascio del certificato, quando non, di perseguire l’organizzazione che si e’ macchiata di anomalie gestionali (es.: falsificazioni di attestati, corsi non erogati, decettivita’ nei confronti dei partecipanti, specialmente se costoro hanno pagato una quota di iscrizione). Si invita il lettore a valutare nelle future esperienze, lavorative o personali, quanti percorsi formativi, sono effettivamente meritori della definizione di “certificato”. A parere della scrivente, si tratta di una definizione inflazionata. 
Benefit del corso: Associare i descrittori sensoriali allo sviluppo di impasti (biga, Poolish, etc.),  acquisire la tecnica per poter valutare, singolarmente ed in gruppo, un prodotto a base di sfarinati, acquisire le tecniche per poter organizzare un panel group di piccole dimensioni. 
Lo step successivo L’impegno consiste nell’arruolare una serie di professionisti (volontari), che siano disponibili ad effettuare valutazioni sensoriali, con deontologia e competenza, in occasione di eventi pubblici. Non e’ una promessa di lavoro, piuttosto una dichiarazione di intenti tendente a una qualificazione dei professionisti, tra cui in primis, i pizzaioli. 
Ringraziamenti

Ci e’ grato ringraziare pubblicamente pizzaioli, operatori di settore, simpatizzanti, colleghi che hanno divulgato questa informativa, e tutti coloro che hanno preso parte all’iniziativa. Agli organizzatori resta l’umile e gradita fatica di allestire le prove di laboratorio e dei test sensoriali. 







venerdì 12 agosto 2016

texture by carrageenan; struttura con le carragenine, in acqua, latte, acqua salata- prove di struttura

La meraviglia delle carragenine come addensanti di matrici liquide.
Perfette in matrici casearie, soffrono lo scongelo. 
dalla iota alla lambda .... glassa, firm, compact, soft..... Questo e' il magnifico mondo delle sensazioni tattili offerte dalle carragenine... Buon ferragosto a tutti. e. 


corso di analisi sensoriale I livello per giudici di gare gastronomiche ENGLISH VERSION! Settembre 2016

English version! Leaflet of Training course: Sensory, Ist level, for master pizza bread and dough makers! We are just waiting for you!


sabato 6 agosto 2016

Corso di analisi sensoriale per giudici di gare gastronomiche- Lograto, BS. 19 20 settembre 2016 e novembre2016


Il primo corso, di analisi sensoriale applicato ai giudici di gare gastronomiche, esperti di pani e pizza, ristoratori, e formatori in ambiente di ristorazione HORECA. Perché' la competenza professionale va di pari passo con la competenza. Per essere completi nella competenza. Speriamo di aver indovinato le esigenze di una categoria che pretende e merita rispetto. A TUTTA PIZZA! 




sabato 16 luglio 2016

Pomodoro tunisino di II qualita', -video prodotto

questo invece il pomodoro di II qualità', ELLA non produce III qualità', quella la lasciamo ad altri. ELLA.... solo superstar, star e seconda qualità', sana, pulita, piccola. 
Nulla viene realizzato di I qualità dopo il 15 agosto. Neanche un grammo. ...... 


lunedì 4 luglio 2016

Analisi sensoriale- applicazione alla matrice pizza e farcitura campionato toscano




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7° Campionato Toscano pizza classica

DSC_3109.jpgIl 28 giugno 2016 il Centro sportivo Oltrera Pontedera di Pisa ha visto svolgersi e concludersi in “bellezza” la 7a edizione del Campionato Toscano Pizza Classica, gara organizzata dall’associazione Accademia Pizzarte Pontedera, di cui è responsabile Angelo Petrone, detto “Lucullus”, maestro pizzaiolo esperto sia dei vari metodi di impasti e produzioni di pizza che della parte storico culturale, e autore di libri e ricettari. Il campionato Toscano, come ogni anno, ha l’obiettivo di valorizzare la pizza artigianale, promuovere il territorio e i suoi prodotti tipici. Dal confronto tra pizzaioli (rivali, ma solidali) la pizza ne esce sempre vincitrice con farciture e abbinamenti innovativi per soddisfare le tendenze al gusto del consumatore sempre più esigente, senza trascurare le intolleranze alimentari che si stanno sviluppando negli ultimi anni (glutine, lattosio ecc.).
I pizzaioli pervenuti da varie parti d’Italia si sono confrontati in quattro discipline del gusto: Pizza Classica, in Pala, Senza Glutine e Impasti Alternativi, e in tre discipline di abilità Pizza più Larga, Pizzaiolo più Veloce e Pizza Acrobatica.
Oltre ai partecipanti, l’organizzazione ringrazia in particolare la giuria: Elsa Cugola (ELLA Laboratorio di analisi sensoriale Mantova); Enzo Paciello (Tecnologo alimentare Molino S. Felice Napoli); Andrea Aringhieri (Distribuzione prodotti alimentari); Furio Mainardi (Magi Distribuzione); Danilo Pagano – Nazionale Acrobati Pizzaioli; hanno supportato l’evento le aziende: Valoriani Forni, Pale Gi.Metal, Caseificio Sabelli, Molino S. Felice Napoli; Vini pregiati Vallorsi, Tagliagambe e Zilio, la ditta Magi e Aringhieri distribuzione.DSC_1485.jpg

www.pizzarte.it

Le Classifiche:

Pizza classica
1 Califano Armando (Napoli)
2 Domenico Felice (Firenze)
3 Antonio Campanella (Pisa)

Pala 
1 Domenico Felice
2 Antonio Campanella
3 Giulo Ursimo

Senza glutine 
1 Domenico Felice
2 Antonio Campanella
3 Argjent Ademi