Non va! Che pensavate?
"g" e' un simbolo solipsisista, per statuto del D.P.R. 802/1986: Attuazione della Direttiva CEE n.80/181 relativa alle unita' di misura.
Rigorosamente con la modestia del carattere minuscolo; segue l'espressione numerica della quantita' di peso. Infatti il capoverso 1.4 del D.P.R indica:
I nomi ed i simboli dei multipli e sottomultipli decimali dell'unità di massa vengono formati mediante
l'aggiunta dei prefissi alla parola «grammo» e dei loro simboli al simbolo «g».
Forse il pensiero dell'imbandigione seduce l'etichettatore professionista che abbonda, sposta, estende, con la fantasia di un vivandiere gonzaghesco. Talvolta g diventa "Gr.", o "Gr": eh si, perché come diceva Toto' meglio abbondare, secondo il detto latino "abbondandis in abbondandum" (cfr. Toto' Peppino e la malafemmina- La lettera). E' che, tanto più' uno mette tanto più' dimostra che meno sa. Un mancato spazio può scappare, umano lapsus calamai del grafico strattonato dalle esigenze di produzione.
"g" Talvolta si allunga a "grammo" sul cartiglio di etichettatura, altre, trascurando ogni dettame metrologico -ebbene si', anticipa l'indicazione della quantita' di massa. Da protagonista, con o senza punteggiatura. Per favore, "g" e' senza effetti speciali, senza blasonature affettate; non e' che se mettete una consonante in più' la pasta appaia più' buona, lo yogurt più' vellutato, il sugo più' appetitoso; e più' in generale, il peso più' pesante.
PS. Il quintale non e' una unita' di misura legale e pertanto non può' essere usato nemmeno sui documenti commerciali; lo so che per i conservieri e' un duro colpo, ma dura lex sed lex.
Secondo me questo sara' un post aperto grazie all'attrattivo del titolo. Amica chip ' marketing has touched.
RispondiElimina