ELLA credo

Credo nel lavorare bene e con passione
Credo che se i prodotti sono validi e il servizio e' valido, sia giusto ricavare profitto
credo nel metterci la faccia, nel fare errori e ripartire da zero


venerdì 31 gennaio 2020

Kuptez Eliseyev Emporium - redazionale su Quotidie Maga




















Passeggiando sulla Nevski Prospekt, all’incrocio con la Malaya Sadovaya, ci si imbatte nella vetrina, di un imponente costrutto di chiaro stile Art Nouveau. Nelle vetrine, ariose del piano terra, abitano buffi figuri, caricature plastiche di cuochi e maggiordomi di corte, tra salsicce e dolcetti. Ma e’ Kupetez Eliseevs, il leggendario negozio che da due secoli strabilia avventori, di ogni parte del  globo, con la rarità delle sue squisitezze. All’interno, è tutto un brulicare di addetti in livrea- beige intenti a soddisfare fiotti di visitatori che si accalcano passando per le pesanti doppie porte di ingresso, russe. Questi, quando non fotografano, sono intenti a chiedere prodotti da degustare o impacchettare come regalo. Il tutto con generale diffuso compiacimento, malgrado il personale sia un po’ lento e drammaticamente avulso dalle lingue straniere. E’ offerta la possibilità di , accomodandosi sui salottini vellutati, sotto una palma gigante in stile liberty. I posti a sedere sono pochi, sicchè per i meno fortunati non resta che attendere tra gli espositori di leccornie. L’offerta è ripartita in banchi, dedicati ciascuno per categoria di proposta. La vetrina più attraente è quella dei dolciumi, che  barbagliano tra le pieghe delle confezioni. Ci sono vivacissime scarpette di cioccolato, con tacco a spillo e design da grand soiree: adorni e cromismi dei decoltèè, da far invidia alle creazioni di Manolo Brahnik, e suole rosso lacca, alla Louboutin. (Forse che il celebre calzaturiere colse l’idea ruzzando, un dì degli anni 90, tra le meraviglie di Eliseevs?). I macaron sfoggiano i colori di un’ animazione fiabesca: il violetto, il celeste, l’arancione, il rosa di una gonna di fata; ma tutti profumano di frutta fresca e zucchero. Sotto le rampicanti stilizzate di una lampada liberty, a muro, il banco caseario onora eccellenze transalpine. Brie, Gouda e Emmental e formaggi a crosta lavata, evocano il piacere della crapula con la loro paffutaggine. Moltissimi i Blue, declinati a seconda che la muffa sia bianca o azzurrognola. La presentazione del Tete de Moine, consacra l’eccellenza dell’emporio gastronomico: i riccioli sono tutti ordinati nella confezione, con simmetria di posizionamento, pronti per sciogliersi in bocca. Il pianista, in centro sala, intona motivi sche scivolano leggeri, come le pieghe delle millefoglie burrose, sui pizzi perfetti. E’ facile per la fantasia, tuffarsi nella Russia imperiale di fineOttocento e immaginare come qui, l’aristocrazia sanpietroburghese indugiasse con tè e pasticcini, all’uscita del teatro. Magari si conversava in francese, di letteratura o frivolezze.  L’intuizione iniziale, dei fratelli Eliseevs, di tranne profitto dalla vita teatrale cittadina fu rivalutata anche dal regime sovietico, che nel 1929 alloggiò al secondo piano del costrutto, un auditorium dedicato alla rappresentazione di spettacoli vaudeville, (che ben si prestavano al consumo di alimenti e bevande). Siamo lontani dal sottosuolo dell’anima sofferente, di Dostoiesky, o dei drammi di Tchaikovsky: lo scenario di agiatezza lussuosa crea un palinsesto di apparenti certezze; è come se la vita fosse tutta così, tra l’olistico e l’epicureo. E ancora tartine al caviale Beluga, tranci di salmone, salumi di cinghiale e salamini per stuzzichini. Una delirante selezione di vini, tra cui il celebre Sauterne, in teche illuminate. La presentazione, da sacra reliquia ne esalta il valore. Anche qui si trovano le onnipresenti matrioske: sono certo, diverse dalle calcomanie offerte nei negozi di souvenirs. Il dettaglio raffigurativo svela tutto: le colorazioni delle bamboline sono curati: sfumature del viso e decorazioni della stola, firme e personalizzazioni che fanno la differenza. Sì tanta ricercatezza eccita la mente, animata da una forte qualificazione estetica: è la quinta dimensione, quella che nobilita lo spirito. Si sente il peso estetico della Grande Russia, vasta quanto strabiliante, come, un uovo di Fabergè, che ti fa trillare di sorpresa, animato, da un meccanismo invisibile. Accanto all’insuperabilità dell’Hermitage, alle cupole dorate o simil marzapane delle chiese monumentali, Eliseevs, si insinua con decorazioni a foglie di vite ed interrompe il rigore delle linee squadrate, di palazzi di potere. Non si può evitare di entrare e gioire di tanta squisitezza. Per questo, buona Fortuna, di tutto cuore. Sopratutto: Chapeaux!. 


Finestra: Le vicissitudini dello storico marchio nella storia 
La leggenda vuole che il giardiniere del conte Sheremetev sorprese con lamponi freschi, i commensali ospiti nella villa del suo padrone. Per questa ragione, l’abile servo, ottenne la libertà e una piccola fortuna che investì in commercio, per soddisfare la nobiltà sanpietroburghese con le eccellenze gastronomiche proveniente da tutto il mondo. Il negozio rimase di proprietà dei mercanti “fratelli Eliseevs”, per i quali nel 1902 l’architetto Gavril Vasilyevich Baranovsky costruì l’impianto architettonico attuale, che compariva anche come immagine su cartoline postali. In epoca sovietica Eliseevs cambiò nome, in Gatronom 1. Malgrado la statalizzazione, il negozio continuò nella sua attività di servire elitari  palati di regime, in barba alla scarsità di derrate alimentari, che attanagliava periodicamente la popolazione. Il negozio Eliseevs dall’inizio della perestroika sino agli anni 2000 subì varie avvicendamenti di proprietà, dovuto anche a posizioni debitorie che avevano costretto a temporanee chiusure. Nel 2002, la Parnas-M che ne deteveva la proprietà dichiarò che voleva dare in leasing parte del business, alla Arbat Prestige, azienda del settore cosmetico, ma il governo non gradì questa transazione e  impose il proprio definitivo diniego. Finalmente nel 2012, grazie alla Rui de Sousa britannica, il nuovo Kupetz Eliseevs Food hall riaprì, le porte, mostrando un negozio completamente riportato al fasto di fine ottocento. L’inaugurazione produsse centinaia di metri di coda, lungo la Nevsky Prospekt, di aspiranti curiosi che volevano visitarne i rinnovati ambienti. 

Finestra: la vetrina principale è animata da sculture, di figure, un po’ da favola, un po’ grottesche, che rievocano i personaggi dell’opera Lo Schiaccianoci. Esse sono state realizzate dall’artista contemporaneo Mikhail Shemyakin, che ha lavorato spesso in collaborazione a teatri russi.